Dopo anni di ritardi e soldi spesi a volte anche in modo non ottimale, negli ultimi mesi la NASA ha accelerato notevolmente sul suo obiettivo di ritornare sulla Luna entro il 2024.
Per l’occasione, la NASA ha sviluppato un veicolo spaziale del tutto nuovo, ma che in realtà avevamo già visto durante le missioni Apollo. Questo fatto non è necessariamente un male, in quanto il design a cono e lo schema classico delle vecchie missioni sembra essere in grado di offrire buone performance contenendo i costi, soprattutto dopo che lo Space Shuttle ha dimostrato che un veicolo completamente riutilizzabile e in grado di atterrare su pista ha dei costi di gestione elevatissimi.
La nuova navicella spaziale Orion, sviluppata da Lockheed Martin, potrà ospitare dai quattro ai sei astronauti, in posizione più comoda rispetto alle vecchie capsule Apollo, e contiene tecnologie di ultimissima generazione, dai computer ai sistemi di navigazione, dai sistemi di supporto vitale alle tute spaziali.
In questi giorni, la NASA ha completato al Plum Brook Station in Sandusky, Ohio, gli ultimi test concepiti per simulare l’ambiente dello spazio profondo. Tra gli altri, sono stati svolti dei test nella camera a vuoto e sono state simulate interferenze elettromagnetiche e alte temperature.
La navicella Orion sarà a breve spostata al Kennedy Space Center per l’assemblaggio finale sul razzo per la missione Artemis 1, utilizzando l’aereo cargo Super Guppy della NASA. Questo è l’unico aereo al mondo capace di trasportare il terzo stadio del Saturno V ed è stato utilizzato diverse volte durante il programma Apollo.
La missione Artemis 1, se non ci saranno imprevisti, sarà lanciata questo autunno della piattaforma 39B, la stessa del programma Apollo, e porterà la navicella Orion in orbita lunare per circa 21 giorni, durante i quali saranno testati tutti i sistemi, inclusi quelli di propulsione, di supporto vitale, e soprattutto il corretto funzionamento del nuovo razzo SLS.
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