Esplorazione spaziale

OSIRIS-Rex ha raccolto campioni di regolite dell’asteroide Bennu

Partita il 9 settembre 2016 da Cape Canaveral, in Florida, la missione OSIRIS-Rex, acronimo di Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer, ha raggiunto l’asteroide 101955 Bennu il 3 dicembre 2018 e il 31 dicembre ha iniziato una lunga operazione di mappatura della superficie durata 505 giorni.

Mosaico dell’asteroide Bennu ottenuto dalla sonda OSIRIS-Rex.

L’asteroide 101955 Bennu

Bennu è un asteroide carboneaceo facente parte del gruppo Apollo, formato da oggetti molto vicini alla Terra che potrebbero un giorno remoto colpire la superficie del nostro pianeta. Bennu possiede una forma sferoidale e un diametro di circa 500 metri. La sua orbita presenta un perielio pari a 0,89 UA e un afelio pari a 1,35 UA, e pertanto incrocia l’orbita terrestre, fatto che lo rende appunto membro di quella classe pericolosa di asteroidi. Bennu completa un orbita completa in un anno e 73 giorni.

Bennu sarebbe il risultato della frammentazione di un proto-pianeta agli inizi del sistema solare, in quanto i minerali che lo compongono si formano solitamente in situazioni di temperatura e pressione elevate, come accade all’interno dei pianeti. Tuttavia, gli atomi che lo compongono hanno un’origine ben più remota, e si sarebbero formati all’interno di supernovae vicine che hanno arricchito la nube primordiale che avrebbe dato origine un giorno al sistema solare.

Raccolta di regolite dalla superficie di Bennu

Il vero obiettivo della missione era molto più ambizioso: catturare campioni di regolite sulla superficie dell’asteroide e riportali sulla Terra per essere analizzati. Il 20 ottobre 2020 la sonda ha raccolto con successo la regolite al primo tentativo. L’operazione si è svolta da manuale: OSIRIS-Rex si è diretta verso il sito di raccolta prescelto, scendendo molto lentamente in modo da non usare i retrorazzi quando fosse stata molto vicina alla superficie, per evitare di contaminare il suolo con i gas di idrazina. Lo strumento TAGSAM era dotato inoltre di una molla per attutire la forza residua dell’impatto. Subito dopo aver effettuato il contatto, lo strumento TAGSAM è penetrato nel suolo sbriciolandolo e ha quindi emesso un getto di azoto che ha sollevato le particelle di regolite inferiori a 2 cm, le quali sono state raccolte nella testa dello strumento. L’intera operazione è durata 5 secondi, dopodichè la sonda è stata fatta allontanare dalla superficie.

Le immagini catturate dalla sonda hanno mostrato come siano stati raccolti ben più dei 60 grammi previsti di regolite.

Era prevista una ulteriore manovra rotazionale per valutare la massa del campione raccolto, valutando il cambiamento del momento torcente della sonda prima e dopo la raccolta, ma le immagini hanno mostrato chiaramente che sono stati raccolti ben più dei 60 grammi previsti, quindi la NASA ha pianificato di introdurre i campioni il più presto possibile nella capsula di stoccaggio che farà ritorno sulla Terra nel 2023. La capsula è del tutto simile a quella usata in passato dalla missione STARDUST, la quale ha raccolto frammenti della coda della cometa Wild 2 riportali sula Terra con successo nel 2006.

Gli scienziati non vedono l’ora di mettere le mani su questi campioni. Gli asteroidi sono infatti parte del materiale di costruzione che ha formato i pianeti e le lune del sistema solare, e una loro analisi approfondita potrebbe dirci molto sulle nostre origini.

marco

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