Leo P è una galassia nana isolata, distante circa 5 milioni di anni luce, situata al confine del nostro gruppo locale di galassie. Scoperta nel 2013 grazie a un’indagine radio, Leo P è apparsa fin da subito insolitamente primitiva: poche stelle (circa 400.000), una massa di metalli (elementi più pesanti dell’elio) pari a circa il 3% di quella del nostro Sole, e una composizione chimica che ricorda quella delle prime galassie nate dopo il Big Bang. Leo P è quindi una galassia molto interessante che permette di fare luce su alcuni misteri dell’evoluzione dell’universo.
Grazie alla risoluzione senza precedenti del James Webb Space Telescope (JWST), gli astronomi hanno osservato una popolazione di stelle blu, luminose e concentrate in una zona di Leo P ricca di gas. L’analisi di 15.000 di queste stelle ha permesso di capire che l’evoluzione stellare in questa galassia è iniziata molto presto, ai primordi dell’universo, per poi arrestarsi improvvisamente dopo il periodo della Grande Reionizzazione.
In questa fase evolutiva dell’universo, avvenuta tra i 450 e i 900 milioni di anni dopo il Big Bang, l’idrogeno neutro è stato ionizzato nuovamente a causa della radiazione ultravioletta proveniente dalle prime stelle. Secondi gli astronomi, l’idrogeno ionizzato caldo avrebbe impedito nelle galassie nane simili a Leo P la formazione di nuove stelle, mentre secondo un’altra ipotesi le prime supernovae avrebbero espulso il materiale gassoso necessario.
Ciò che differenzia Leo P dalle altre galassie di questo tipo è che la formazione stellare, dopo miliardi di anni di pausa, si è improvvisamente riattivata e ancora oggi nascono al suo interno nuove stelle. Un’ipotesi è che le galassie nane isolate vivano un ambiente abbastanza tranquillo da riuscire ad accumulare nuovamente il gas necessario, mentre le galassie nane all’interno di ammassi galattici più densi potrebbero essere immerse in aloni di gas caldo che inibiscono la nascita di nuove stelle.