La ricerca di un’altra Terra continua ad un ritmo incessante, grazie a nuove metodologie, nuovi strumenti scientifici e tanto entusiasmo. Ne è passata di acqua sotto i ponti dal 1992, l’anno in cui Aleksander Wolszczan scoprì il primo esopianeta in orbita intorno ad una pulsar, PSR B1257+12. Dopo i primi anni di lento progresso, la scoperta di esopianeti è aumentata esponenzialmente nell’ultimo decennio, portando a oltre 4.100 gli esopianeti scoperti e oltre 2.000 ancora in attesa di conferma. La maggior parte di essi, a causa delle enormi distanze in gioco, sono giganti gassosi, abbastanza grandi da potere essere individuati. Tuttavia, ormai le tecniche di ricerca sono così avanzate che sono stati scoperti anche diversi pianeti rocciosi di dimensioni paragonabili a quelle della Terra che, neanche a dirlo, sono l’obiettivo primario di questa ricerca.
L’ultima scoperta rappresenterà un punto di svolta nella ricerca di esopianeti e della vita su altri mondi. Utilizzando i dati del telescopio spaziale Hubble, due gruppi indipendenti di scienziati, uno guidato da Björn Benneke, della Montreal University del Canada, e uno guidato da Tsiaras e Ingo Waldmann dell’University College di Londra, hanno scoperto la presenza di vapore acqueo nell’atmosfera del pianeta K2-18b.
La presenza di vapore acqueo nell’atmosfera di un esopianeta non è una novità, infatti la NASA aveva già fatto una scoperta simile nel 2018. Tuttavia, il pianeta WASP-39b era di sicuro inadatto alla vita, in quanto i modelli indicavano una temperatura pari a circa 800 °C. In questo caso, però, il pianeta K2-18b si trova all’interno della zona abitabile della sua stella, ovvero la regione di un sistema solare in cui è possibile la presenza dell’acqua liquida. Secondo gli astronomi, la temperatura di questo pianeta sarebbe compresa tra i -73 °C e i 46 °C. Temperature terrestri in pratica.
Il pianeta K2-18b è grande circa 8 volte la Terra, una dimensione paragonabile a quella di Nettuno, e lo pone all’interno del gruppo delle super Terre. Esso orbita in circa 33 giorni intorno alla sua stella, una nana rossa fredda a 111 anni luce di distanza da noi, nella costellazione del Leone. La scoperta del pianeta è avvenuta nel 2015, all’Osservatorio di La Silla in Cile, usando il metodo delle velocità radiali.
Sfruttando i dati del telescopio spaziale Hubble, gli astronomi hanno potuto studiare gli spettri dell’atmosfera di K2-18b scoprendo la presenza di idrogeno, elio e vapore acqueo. Attenzione quindi all’entusiasmo. Su questo pianeta non esiste la vita come la conosciamo, e forse non esiste proprio la vita. Ma questa scoperta dimostra ancora una volta che un lontano cugino della Terra esiste sicuramente, alla giusta distanza dalla sua stella, con la giusta temperatura e la presenza di acqua.
Ecco le parole di Angelos Tsiaras, uno degli autori della scoperta:
Al momento questo è l’unico esopianeta che conosciamo a possedere la giusta temperatura per garantire la presenza di acqua, ha una atmosfera e questa contiene acqua, rendendolo il miglior candidato all’abitabilità sin qui conosciuto.
I prossimi anni saranno molto prolifici per la ricerca di esopianeti. A novembre l’ESA lancerà ad esempio il telescopio spaziale CHEOPS, dedicato alla misura dei raggi degli esopianeti di massa già nota grazie alle indagini spettroscopiche fatte dalla Terra. Conoscendo raggio e densità, sarà possibile determinare la densità e classificare quindi gli esopianeti in rocciosi e gassosi.