martedì, Luglio 18, 2023
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La prima foto di un sistema planetario intorno a una stella simile al Sole

Fotografare un pianeta extrasolare distante centinaia di anni luce è già un’impresa, figuriamoci fotografarne più di uno in orbita intorno alla stessa stella.

Le difficoltà sono dovute all’elevata distanza ma anche al bagliore della stella che di fatto nasconde la luce riflessa dai pianeti. Salvo pochissime eccezioni, essi sfuggono anche ai migliori telescopi al mondo. Solitamente è possibile fotografare un pianeta extrasolare se esso è molto grande e distante dalla sua stella, oppure si può tentare di sfruttare le differenze spettrali dovute alla differente composizione di stella e pianeta per isolare quest’ultimo.

Usando il VLT dell’ESO, nel deserto di Atacama, gli astronomi hanno ottenuto la prima storica immagine di un sistema planetario intorno a una stella simile al nostro Sole, quello della stella TYC 8998-760-1, situata a circa 300 anni luce di distanza nella costellazione della Mosca. Si tratta di una stella molto giovane, avente un’età stimata di circa 17 milioni di anni, ed è una delle stelle simili al Sole più vicine che si conoscano. In effetti, studiando questa stella è un po’ come sbirciare nel nostro passato.

La storica prima immagine di un sistema solare simile al nostro.

Nella foto si possono vedere due giganti gassosi, distanti dalla loro stella rispettivamente 160 e 320 volte, e sono più massicci di Giove di circa 14 e 6 volte. Giusto per dare un’idea delle distanze, il primo pianeta orbita ad una distanza pari a 5 volte la distanza Sole – Nettuno, mentre per il secondo la distanza è pari a 11 volte.

Lo strumento SPHERE del VLT.

Questo storico scatto è stato reso possibile dallo strumento SPHERE (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet REsearch) del VLT. Questo strumento è provvisto di uno coronografo, ovvero un dispositivo in grado di mascherare la luce della stella rendendo più evidenti eventuali pianeti nelle vicinanze. La tecnica tuttavia è applicabile solo ai pianeti più giovani e caldi, mentre quelli più vecchi è freddi risultano ancora invisibili. Lo stesso telescopio inoltre era stato protagonista qualche settimana prima della scoperta di un pianeta in formazione.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal Letters ed è stato realizzato tra gli altri da Alexader Bohn, un dottorando all’Università di Leida in Olanda. Ecco le sue parole:

Questa scoperta ci mostra un’istantanea di un ambiente molto simile al nostro Sistema Solare, ma in una fase molto precedente della propria evoluzione.

Ed ecco invece le parole di Matthew Kenworthy, co-autore dello studio e professore associato presso la stessa università:

Anche se gli astronomi conoscono ormai indirettamente migliaia di pianeti nella nostra galassia, solo una piccolissima parte di questi esopianeti è stata fotografata direttamente. Le osservazioni dirette sono importanti nella ricerca di ambienti in grado di sostenere la vita.

Alla ricerca ha contribuito anche l’italiana Maddalena Reggiani, ricercatrice che lavora all’università cattolica di Lovanio, in Belgio. Ecco le sue parole:

Il nostro gruppo di lavoro è stato ora in grado di catturare la prima immagine di due giganti gassosi in orbita intorno a una giovane gemella del Sole.

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